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Statua di Dioniso colossale

Roman art


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La statua colossale raffigura un Dioniso/Bacco d’aspetto giovanile, nudo e stante sulla gamba destra, con testa moderna ma ispirata a teste antiche di Dioniso di analoga acconciatura. L’iconografia attuale, frutto di interventi restaurativi seicenteschi e ottocenteschi, prevede il braccio destro proiettato verso l’alto a reggere un grappolo d’uva anziché piegato ad angolo retto sul capo in un gesto di riposo tipico dell’Apollo Liceo di Prassitele, ampiamente diffuso anche per rappresentare Dioniso ebbro. Tracce di puntelli dietro la spalla sinistra e l’anca sinistra, abrasi e ricoperti dal gesso, permettono di attribuire la scultura a un gruppo, probabilmente in associazione a un satiro o ad altri personaggi del corteggio dionisiaco.

Parte della collezione di Lelio Ceoli, nel 1607 la statua entrò insieme ad altre nel palazzo Borghese a Campo Marzio, prima di essere trasferita nella Villa di Porta Pinciana e collocata davanti alla facciata posteriore, dove rimase fino alla fine del Settecento, quando venne spostata nel Giardino del lago. Solo con l’allestimento della nuova collezione, nel 1827, il Dioniso venne collocato in una nicchia del Salone, dove tutt’oggi è esposto.


Object details

Inventory
XLIX
Location
Date
160-180 d.C.
Classification
Medium
marmo di Paros
Dimensions
altezza senza plinto fino al grappolo d’uva cm 310; fino alla testa cm 272; testa cm 43
Provenance
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Collezione Ceoli fino al 1607; Cardinale Scipione Borghese, 1607. Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C, p. 42, n. 21. Acquisto dello Stato, 1902.
Conservation and Diagnostic
  • XVI sec., torso di Dioniso integrato con tirso
  • 1828, Francesco Massimiliano Laboureur/Antonio D’Este: tirso sostituito con grappolo d’uva
  • 1913, Cesare Fossi 
  • 1994, Paola Mastrapasqua 

Commentary

Già parte della collezione Ceoli, nel 1607 la statua fu acquistata dal Cardinale Scipione Borghese insieme ad altre di Lelio Ceoli esposte nel palazzo eretto dal Sangallo in via Giulia. Esposta dapprima nel palazzo di famiglia a Campo Marzio, probabilmente nel 1616 fu trasferita nella Villa di Porta Pinciana e collocata davanti alla facciata posteriore. Alla fine del Settecento venne spostata nel Giardino del lago, dove rimase fino al 1826, all’epoca dell’allestimento della nuova collezione nel Casino, depauperato dalla massiccia vendita delle opere a Napoleone Bonaparte. In tale occasione venne pesantemente restaurata: le note archivistiche sottolineano, infatti, l’opinione negativa in merito alle precedenti integrazioni, di cui resta traccia in alcuni disegni seicenteschi di Andrea Boscoli e Philippe Thomassin (De Lachenal 1982, figg. 2; 9); l’intervento ottocentesco, affidato agli scultori Massimiliano Francesco Laboureur e Antonio D’Este, modificò l’iconografia stabilita dal precedente restauro, sostituendo il tirso con il grappolo d’uva. Dal gennaio 1827 la statua colossale venne esposta in una nicchia del Salone, in pendant con il Satiro combattente, anch’esso proveniente dalla collezione Ceoli.

La statua raffigura un Dioniso/Bacco, dio dell’ebbrezza, d’aspetto giovanile, nudo e stante in posa sinuosa sulla gamba destra, mentre la sinistra avanzata poggia su un rialzo, con due sostegni: quello a destra è un tronco avvolto da tralci di vite, quello a sinistra è completamente celato dal mantello. La testa moderna è ispirata a teste antiche di Dioniso con analoga acconciatura; leggermente volta verso sinistra, presenta una pettinatura con capelli lunghi, sciolti sulle spalle e cinti sul capo da una benda, o piuttosto da un diadema ornato di foglie d’edera, pampini e corimbi che nascondono le orecchie, coerentemente con la produzione scultorea di gusto classicistico della prima età imperiale. L’iconografia attuale, frutto – come si è visto – di interventi restaurativi seicenteschi e ottocenteschi, prevede il braccio destro proiettato verso l’alto a reggere prima un tirso e ora un grappolo d’uva. I restauri rendono meno evidente l’impostazione originaria della figura: come già osservato dal Nibby, il braccio doveva essere piegato ad angolo retto sul capo in un gesto di riposo tipico dell’Apollo Liceo di Prassitele, che era appoggiato a una colonna sormontata da tripode, con l’arco nella sinistra e la destra portata sopra la testa in atteggiamento di riposo.

Dal IV sec. a.C. tale schema divenne tipico per indicare Dioniso ebbro, soprattutto nei gruppi fittili e nelle arti minori, ma anche nella statuaria, in cui il dio è chiaramente individuabile per gli attributi tipici, i pampini d’uva sul tronco, e la coppa stretta nella sinistra, generalmente nudo o con indosso una pardalis drappeggiata sul petto. Sebbene esistano vari esempi in cui il dio è solo e stante in tale posizione (es. Dioniso dalla collezione Mattei a Palazzo Altemps, MNR inv. 420802), ben più frequente è la rappresentazione in gruppo, in associazione a un satiro o ad altri personaggi del thiasos dionisiaco (Gasparri 1986, p. 450, nn. 278-280). Anche l’esemplare Borghese doveva essere parte di una simile composizione: tracce di puntelli a sezione circolare dietro la spalla sinistra e l’anca sinistra, abrasi e ricoperti dal gesso, confermano infatti la pertinenza originaria a un gruppo, del quale il secondo componente, il satiro, è stato sostituito nel restauro moderno dal tronco (Moreno, Viacava 2003).

Numerosi esemplari, più o meno affini nello schema generale sebbene diversificati per collocamento delle figure e disposizione degli arti, attestano il successo di tale gruppo, di cui si sono distinti due schemi iconografici: quello di Dioniso ebbro che si abbandona sensualmente sulla spalla del satiro e quello in cui Dioniso vi poggia solo il braccio. È a quest’ultimo gruppo, in cui si distinguono gli esemplari ai Musei Vaticani (Museo Chiaramonti, inv. 588; Pochmarski 1990, p. 324, P27), a Venezia (Museo Archeologico, inv. 119; Traversari 1982) e il gruppo Ludovisi a Roma (MNR, inv. 8606, M. De Angelis D’Ossat 2012, pp. 138-139) che possiamo ricondurre il Dioniso Borghese. In particolare nel Dioniso Ludovisi si possono riscontrare grandi affinità per la colossalità e la forma flessuosa e femminea. 

La maggior parte degli studiosi ha rilevato in queste creazioni moduli espressivi del IV sec. a.C., con propensione all’influenza prassitelica, scopadea o lisippea (Pochmarski 1990, pp. 196-324), senza tuttavia unanimità nella definizione di un archetipo comune, alternativamente ricondotto a Prassitele o Thymilos. Le numerosissime raffigurazioni note, contraddistinte da grandi varianti tipologiche, hanno indotto alcuni studiosi a supporre un originale pittorico e altri a riconoscervi una creazione eclettica dell’arte romana, ottenuta rielaborando forme e stili di epoche diverse (Capaldi 2009, p. 136).

Dioniso/Bacco, immagine divina di bellezza giovanile e benefattore dell'umanità per i suoi doni, l’uva e il vino, fu spesso utilizzato in età romana nella plastica ideale a fine decorativo, ampiamente diffuso in ville private e impianti termali pubblici. È in particolar modo a questo ultimo contesto che, in via ipotetica, è possibile ricondurre l’esemplare Borghese, in ragione delle dimensioni colossali che rendono probabile l’originaria collocazione in grandi spazi espositivi. Motivi iconografici e caratteri stilistici permettono di ascrivere la scultura al periodo medioimperiale, in particolare all’età antonina.

      Jessica Clementi


Bibliography
  • L. Canina, Le nuove fabbriche della villa Borghese denominata Pinciana, Roma 1828, p. 4.
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, pp. 50-51, n.11, tav.11.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 9, n. 15.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 913, n. 15.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese
  • Roma 1854 (1873), p. 11, n. 15.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 15.
  • G. Giusti, La Galerie Borghèse et la Ville Humbert Premier à Rome, Roma 1904, p. 17.
  • A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma, Roma 1935, p. 6.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1954, p. 7.
  • R. Calza, Catalogo del Gabinetto fotografico Nazionale, Galleria Borghese, Collezione 
  • degli oggetti antichi, Roma 1957, p. 11, n. 74.
  • W. Helbig, Führer durch die öffentlichen Sammlungen Klassischer Altertümer in Rom, (4° Edizione a cura di H. Speier), II, Tübingen 1966, p. 710, n. 1950 (von Steuben).
  • P. Moreno, Formazione della raccolta di antichità del Museo e Galleria Borghese, in “Colloqui del Sodalizio”, 5, 1975-1976, pp. 125-143, in part. pp. 135-136, fig. 23.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 10. 
  • L. De Lachenal, La collezione di sculture antiche della famiglia Borghese e il palazzo in Campo Marzio, in “Xenia», 4, 1982, pp. 49-117, in part. pp. 52, 54, figg. 2, 3, 9.
  • G. Traversari, Il gruppo di Dioniso appoggiato ad un satiro nel Museo Archeologico di Venezia, in “Rivista di Archeologia”, VI, 1982, pp. 43-46.
  • Disegni dall’antico dei secoli XVI e XVII dalle collezioni del Gabinetto Nazionale delle Stampe, Catalogo della mostra a cura di D. Di Castro, S. P. Fox, Roma 1983, p. 110, n. 52. 
  • C. Gasparri, s.v. Dionysos/Bacchus, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae”, III,1, Zürich München 1986, p. 450, nn. 278-280.
  • P. Moreno, C. Sforzini, I ministri del principe Camillo: cronaca della collezione Borghese di antichità dal 1807 al 1832, in “Scienze dell’Antichità”, 1, 1987, pp. 339-371, in part. pp. 340, 350, 353-354.
  • E. Pochmarski, Dionysische Gruppen. Eine typologische Untersuchung zur Geschichte des Stützmotivs, Österreichisches Archäologisches Institut in Wien, Band XIX, Wien 1990.
  • A. Gallottini, Philippe Thomassin, Antiquarum Statuarum Urbis Romae Liber Primus (1610-1622), Roma 1995 (“Bollettino d’Arte”, volume speciale, 1995), p. 54, n. 24.
  • K. Kalveram, Die Antikensammlung des Kardinals Scipione Borghese, Worms am Rhein 1995, p. 178, n. 22.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 58, n. 19a.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 129-131, n. 94.
  • L. Capaldi, Gruppo di Dioniso ed Eros, in Le sculture Farnese. I. Le sculture ideali, a cura di C. Gasparri, Verona 2009, pp. 135-137, n. 60.
  • M. De Angelis D’Ossat, Gruppo colossale di Dioniso e Satiro, in Palazzo Altemps: le collezioni, Milano 2012, pp. 138-139.
  • Scheda di catalogo 12/01008357, P. Moreno 1975; aggiornamento G. Ciccarello 2021.