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La seconda lingua degli Italiani. Grandi studiosi alla Galleria Borghese | Claudia Cieri Via
La professoressa Claudia Cieri Via propone un’interessante lettura comparata di due celebri opere di Tiziano custodite nella sala 20 della Galleria Borghese: “Amor Sacro e Amor Profano” , opera giovanile, e “Venere che benda Amore” opera tarda. Un confronto interessante che evidenzia l’evoluzione dello stile di Tiziano attraverso due capolavori distanti nel tempo, ma accomunati da un medesimo tema: l’amore e le sue molteplici declinazioni. Il dipinto “Venere che benda amore”, conservato nella Galleria Borghese, rappresenti la tecnica utilizzata da Tiziano nei suoi ultimi anni: un colore che non è più definito, fotografico, ma che inizia a sfumare, a diventare quasi vaporoso. I contorni si fanno meno netti, il paesaggio, rispetto a quello dell’ “Amor sacro e Amor profano”, appare molto più sfumato. È la pittura di un artista che cambia sguardo con il passare del tempo. Due donne, una nuda e una vestita, siedono ai margini del silenzio: “Amor Sacro e Amor Profano” è una delle opere più importanti di Tiziano di cui ci parla la professoressa Claudia Cieri Via. Il titolo, attribuito solo in epoca successiva, suggerisce un contrasto morale: l’amore spirituale e quello terreno. Ma il dipinto resiste a letture semplicistiche. La figura vestita, forse una sposa, incarna l’amore “sacro”, composto e sociale. La figura nuda, con un piccolo braciere acceso in mano, sembra invece richiamare il desiderio, la passione, l’amore “profano”. Le due donne siedono su un antico sarcofago decorato da rilievi classici: simbolo di tempo, memoria e trasformazione.
