NDEGE I – VII

Ndege, che in swahili significa “uccello”, è uno stormo sospeso di forme ibride che occupa lo spazio liminare del portico—non completamente dentro né del tutto fuori—reimmaginandolo come uno spazio di passaggio e trasformazione. Catturati a mezz’aria, gli uccelli fluttuano in uno stato di sospensione—né in volo né a riposo—suggerendo la tensione tra cattività e liberazione. Sotto di loro si trovano frammenti di antichità: reperti romani scavati dal suolo, simboli di un passato monumentale e immutabile. Mutu crea un contrasto tra l’ambiente sottostante e quello aereo, tra il peso della storia e la leggerezza del volo. Alcuni uccelli sembrano intrappolati in sottili filamenti, come se fossero prigionieri della loro stessa potenziale fuga. Ndege reinterpreta l’ingresso come una soglia simbolica—uno spazio di divenire, dove il tempo si piega e le storie restano irrisolte. L’opera propone una diversa temporalità— in cui la memoria resta sospesa, il passato rimane poroso e il futuro non è ancora approdato.