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Cristo nel sepolcro

Turchi Alessandro detto Orbetto

(Verona 1578 - Roma 1649)

Il cattivo stato di conservazione pregiudica purtroppo la lettura del dipinto, tradizionalmente attribuito ad Alessandro Turchi detto l'Orbetto, pittore veronese attivo per Scipione Borghese fra il 1616 e il 1619 insieme a Marcantonio Bassetti.

L'opera rappresenta il corpo esanime di Cristo vegliato da due angeli che con una torcia illuminano l'ambiente circostante. L'oscurità, da cui emerge la figura plastica e monumentale del Messia, è resa dall'artista adoperando sapientemente la lavagna che restituisce un affascinante effetto di notturno.


Scheda tecnica

Inventario
307
Posizione
Datazione
1616-1617 circa
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su lavagna
Misure
cm 28 x 22
Cornice
Salvator Rosa (cm 32,3 x 31,5 x 5)
Provenienza

(?) Roma, collezione Scipione Borghese, 1617-1619 (Della Pergola 1955); Roma, collezione Borghese, 1693 (Inv. 1693, St. XI, n. 41); Inventario Fidecommissario, 1833, p. 27; Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1996-1997 Paola Tollo, Carlo Ceccotti (restauro completo compresa la disinfestazione);
  • 2006-2007 Paola Tollo (sostituzione telaio, consolidamento, rimozione ridipinture, verniciatura, reintegrazione pittoriche).

Scheda

Secondo Paola della Pergola (1955), questo dipinto - tradizionalmente attribuito ad Alessandro Turchi detto l'Orbetto - entrò in collezione Borghese intorno al 1617-1619, contemporaneamente agli altri due quadri su pietra di paragone tuttora conservati nel Museo Borghese: la Resurrezione di Lazzaro (inv. 506) e il Compianto di Cristo con la Maddalena e i quattro angeli (inv. 499). Il pittore, infatti, fu molto apprezzato dal cardinale Scipione Borghese che gli commissionò una serie di lavori, tra cui gli affreschi del casino del Barco, la Raccolta della manna nella sala Regia del Quirinale, un quadro perduto con San Pietro e l'Ancilla Ostiaria e un dipinto destinato alla cappella della sua villa di Mondragone.

Con buona probabilità fu in questi anni che l'Orbetto dovette eseguire questa raffinata opera di piccolo formato, attestata con certezza in collezione Borghese a partire dal 1693 e attribuita erroneamente dall'estensore dell'inventario del 1790 ai Carracci. La conservazione assai scadente, lamentata già da Adolfo Venturi nel 1893, non permise a Roberto Longhi (1928) di avanzare alcun giudizio sull'opera, al contrario di Paola della Pergola che ritenendola una variante del Compianto di Cristo con la Maddalena e i quattro angeli (inv. 499) assegnò senza riserva il dipinto al catalogo del veronese.

L'opera rappresenta il corpo esanime di Cristo vegliato da due angeli che con una torcia illuminano l'ambiente circostante. L'oscurità, da cui emerge la figura plastica e monumentale del Messia - che richiama alla mente la Pietà (Napoli, Museo di Capodimonte) dipinta da Annibale Carracci per il cardinale Odoardo Farnese a Roma - è resa dall'artista adoperando sapientemente la lavagna come supporto, su cui i colori creano un delicato gioco di luci e di ombre. Turchi, infatti, fu molto apprezzato nell'Urbe per queste sue raffinate composizioni su pietra di paragone, un materiale ampiamente usato a Verona a partire dall'ultimo quarto del Cinquecento, che l'artista ebbe modo di conoscere nella bottega del suo maestro Felice Brusasorzi, la cui maniera fu coniugata dall'artista con le più aggiornate sperimentazioni di Carlo Saraceni, Gerrit van Honthorst e dei pittori francesi attivi a Roma in quegli anni.

 

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 177; 
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 156; 
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 205; 
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 122; 
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (III), in “Arte Antica e Moderna”, XXX, 1965, p. 208; 
  • R. Pallucchini, La pittura veneziana del seicento, Milano 1981, p. 116; 
  • D. Scaglietti Kelescian, in Alessandro Turchi detto l’Orbetto 1578-1649, catalogo della mostra (Verona, Museo di Castelvecchio, 2009), a cura di D. Scaglietti Kelescian, Milano 1999, p. 100; 
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 102;
  • D. Scaglietti Kelescian (a cura di), Alessandro Turchi detto l’Orbetto 1578-1649, Verona 2019 (assente).