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Crocifissione tra i santi Cristoforo e Girolamo

Bernardino di Betto detto Pinturicchio

(Perugia 1454 ca. - Siena 1513)

La destinazione originaria di questa tavola, pervenuta nelle raccolte Borghese solo nel 1891, è sconosciuta. Probabilmente faceva parte di un'anconetta portatile che, per le ridotte dimensioni del quadretto in esame, era di sicura destinazione privata. Le sue perfette condizioni di conservazione permettono tuttora di apprezzarne la tecnica quasi miniaturistica, i colori smaltati, nonché l'attenzione per i minimi dettagli realizzati da Bernardino di Betto Betti noto come il Pinturicchio, un pittore perugino, considerato uno dei più grandi maestri del secondo Quattrocento umbro.

Rappresenta la Crocifissione di Cristo, ambientata in un vasto paesaggio indagato con cura e vicino al mondo fiammingo, a cui lati compaiono Girolamo in veste di penitente, qui ritratto insieme al suo immancabile leone, e Cristoforo, il gigante buono che secondo la tradizione traghettò il piccolo Gesù da una riva all'altra di un profondo fiume (da cui il significato etimologico del suo nome in greco «colui che porta Cristo»).


Scheda tecnica

Inventario
377
Posizione
Datazione
Ante 1473 o 1475-78 ca.
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 59 x 40
Cornice

Cornice ottocentesca con kymation (cm 66 x 45,5 x 12)

Provenienza

Roma, collezione Agostino Mariotti, 1806 (Todini 1989); Roma, collezione Monaco, 1837 (Vermiglioli 1837); (?) già collezione Rothschild (Della Pergola 1955); Roma, collezione Borghese, 1891 (Della Pergola 1955); Acquisto dello Stato, 1902.

Iscrizioni

Nel retro della tavola in caratteri settecenteschi "ORIGINALE DEL PINTURICCHIO"

Mostre
  • 1930 Londra, Burlington House;
  • 1935 Parigi, Petit Palais;
  • 2006 San Severino Marche, Palazzo Servanzi Confidati;
  • 2008 Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria;
  • 2017 Roma, Musei Capitolini - Palazzo Caffarelli.

Scheda

Questa tavola è entrata a far parte della raccolta pinciana solo nel 1891 quando, in uno scambio di quadri, fu barattata con un Ritratto di Cesare Borgia attribuito allora a Raffaello Sanzio e venduto dai Borghese al barone Rothschild. Il quadretto, ritenuto nell'Ottocento un'opera di Carlo Crivelli, fu attribuito in un primo momento al pittore Fiorenzo di Lorenzo (Cavalcaselle 1871), nome poco dopo confermato da Adolfo Venturi (1893) che però nel 1913 cambiò opinione optando per un giovane Perugino (in Storia 1913). A pensarla diversamente fu invece Giovanni Morelli: lo studioso, infatti, nel 1897 attribuì la composizione al Pinturicchio, parere confermato da quasi tutta la critica successiva (Wingenroth 1897; Ricci 1912; Longhi 1928; De Rinaldis 1948; Zeri 1953 Della Pergola 1955; Ferrara 1956; Camesasca 1959; Id. 1969) ad eccezione sia di Luigi Grassi, secondo cui la tavola sarebbe un'opera realizzata a quattro mani dal Pinturicchio e dal Perugino (Grassi 1955); sia di Bernard Berenson (Id. 1968) che riferì il quadretto unicamente al Vannucci, giudizio riesumato nel 2007 da Luciano Bellosi. È chiaro che per ottenere una resa così narrativa e favolistica, l'autore di questa anconetta si sia spinto ad aprirsi alle tendenze più moderne dell'epoca, facendo di fatto trapelare echi a lui familiari, come una visione quasi pollaiolesca del Cristo (Delpriori 2006; Scarpellini 2008), uno "pseudo-verrocchismo" nella figura di Girolamo (Carli 1960) e diversi riferimenti a Nicolò Alunno e a Fiorenzo di Lorenzo (Id.). A quest'ultimo, tra l'altro, appartiene una Madonna tra santi (Francoforte sul Meno, Städel Museum, inv. 1078) in cui ritorna in controparte il gruppo qui visibile con san Cristoforo, un dettaglio che ha fatto ipotizzare sia l'uso da parte del Pinturicchio di un suo disegno, sia un suo breve passaggio nella bottega di Fiorenzo (Scarpellini 2008).

Per quanto concerne la datazione, secondo Pietro Scarpellini (2004; Id. 2008), seguito da Alessandro Delpriori (2006), l'opera fu eseguita nella seconda metà dell'ottavo decennio del Quattrocento, diversamente da quanto proposto invece da Franco I. Nucciarelli che, al pari di Enzo Carli (Id. 1960), fissa la data a prima del 1473 (Nucciarelli 1998). Di certo, questi pareri così discordanti rispecchiano la difficoltà generale di dare una fisionomia ben precisa alla pittura perugina dei primi anni Settanta quando, in un coacervo di stili e linguaggi pittorici ibridi, il verbo verrocchiesco si impose su tutti loro creando un amalgama oggi difficilmente districabile. Ed è in questo contesto che di fatto prese forma questa tavoletta che unisce gli esiti più moderni a linguaggi più arcaici come ricordano il pesante mantello di Girolamo e le vesti di Cristoforo nonché le lumeggiature sulle foglie della vegetazione dal gusto tardogotico (cfr. Delpriori 2006). La resa calligrafica ed analitica del paesaggio, invece, affine alle coeve esperienze della pittura fiamminga, si colloca appieno tra le esperienze del perugino che, come ben spiegato da Alessandro Delpriori (Id.), troverà conferma negli affreschi compiuti dal Pinturicchio nella Cappella Sistina a Roma.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. B. Vermiglioli, Memorie di Bernardino Pintoricchio Pittore Perugino de’ secc. XV, XVI, Perugia 1837, pp. 109-110;
  • J. A. Crowe, G. B. Cavalcaselle, A. History of Painting in North Italy, II, London 1871, p. 373;
  • A. Venturi, Questioni d’Arte, in “Archivio Storico dell’Arte”, V, 1892, p. 14;
  • La Direzione, Questioni d’Arte, in “Archivio Storico dell’Arte”, V, 1892, p. 4;
  • A. Venturi, II Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 183;
  • G. Morelli, Della Pittura Italiana. Studi Storici Critici: Le Gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, Milano 1897, pp. 107-108;
  • M. Wingenroth, Die Jugend Werke des Benozzo Gozzoli, Heidelberg 1897, p. 91;
  • E. Steinmann, Pintoricchio, Bielefeld, Leipzig 1898, p. 11;
  • J. C. Broussolle, La Jeunesse du Perugin et les Origines de l’Ecole Ombrienne, Paris 1901, p. 370;
  • S. Weber, Fiorenzo di Lorenzo. Eine Kunsthistorische Studie, Strassburg 1904, pp. 118, 141;
  • C. Ricci, Pintoricchio, Perugia 1912, p. 28;
  • A. Venturi, in Storia dell’Arte Italiana, VII, La pittura del Quattrocento, II, Milano 1913, p. 466;
  • A. Schmarsow, Peruginos Erste Schaffensperiode, XXXI, Leipzig 1915, pp. 62-64;
  • G. Briganti, F. Canuti, C. Ricci, IV Centenario dalla morte di Pietro Perugino, Perugia 1923, p. 21;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 213;
  • F. Canuti, Il Perugino, I, Siena 1931, p. 47;
  • A commemorative catalogue of the Exhibition of Italian Art held in the Galleries of the Royal Academy, Burlington House, London, catalogo della mostra (Londra, Burlington House, 1930), a cura di K. Clark, Oxford 1931, p. 92;
  • R. Van Marle, The Development of the Italian School of Painting, XIV, The Hague 1934, pp. 188, 206, 391;
  • Exposition de l’Art Italien de Cimabue à Tiepolo, catalogo della mostra (Parigi, Petit Palais, 1935), Paris 1935, p. 166;
  • B. Berenson, Pitture Italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 378;
  • W. Boeck, Der Junge Perugino, in “Pantheon”, XXV, 1940, pp. 235 ss.;
  • F. Hartt, Carpaccio’s Meditation on the Passion, in “The Art Bulletin”, XXII, 1940, p. 33;
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 32;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 27;
  • F. Zeri, Il Maestro dell’Annunciazione Gardner, “Bollettino d’Arte”, IV, 1953, p. 139;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, pp. 94-95;
  • L. Grassi, Il Pinturicchio e i suoi primi dipinti, in "Perugia", I, 1955, pp. 8-9, 11 (nota 5);
  • L. Ferrara, Galleria Borghese, Novara 1956, p. 50;
  • E. Camesasca, Tutta la pittura del Perugino, Milano, pp. 163-64;
  • E. Carli, Il Pintoricchio, Milano 1960, pp. 10-11, 16-17;
  • B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance-Central Italian and North Italian Schools, I, London 1968, p. 332;
  • E. Camesasca, L’Opera completa del Perugino, Milano 1969, p. 122;
  • F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, I, 1989, p. 208;
  • A. Coliva, Galleria Borghese, Roma 1994, pp. 38-39;
  • K. Herrmann Fiore, Guida alla Galleria Borghese, Roma 1997, p. 67;
  • F. I. Nucciarelli, Studi sul Pinturicchio: dalle prime prove alla Cappella Sistina, Ellera Umbra 1998, pp. 178-203;
  • C. Stefani in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 233;
  • P. Scarpellini, M.R. Silvestrelli, Pintoricchio, Milano 2003, pp. 48-50, 55 n. 64;
  • P. Scarpellini, Pintoricchio, Milano 2004, pp. 48-50;
  • L. Teza, Influssi adriatici nel ciclo perugino dei "Miracoli di S. Bernardino", in Bartolomeo Corradini (Fra' Carnevale) nella cultura urbinate del XV secolo, a cura di B. Cleri, Urbino 2004, 2004, p. 345;
  • A. Delpriori, in I Pittori del Rinascimento a Sanseverino, 2006, p. 96, cat. n. 1;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 126;
  • L. Bellosi, Considerazioni sulla mostra del Perugino, in "Prospettiva", CXXV, 2007 Milano 2007, pp. 67-87;
  • F. I. Nucciarelli, Pinturicchio; il Bambin Gesù delle mani, Perugia 2007, pp. 58, 61;
  • P. Scarpellini, in Pintoricchio, catalogo della mostra (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria, 2008; Spello, Pinacoteca Comunale, 2008), a cura di V. Garibaldi, F.F. Mancini, Cinisello Balsamo 2008, p. 230, n. 33.