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Giuseppe e la moglie di Putifarre

Cardi Ludovico detto Cigoli

(Cigoli 1559 - Roma 1613)

Il dipinto, firmato e datato “Lod. Cigoli F. 1610”, venne eseguito per Antonio Ricci, vescovo di Arezzo dal 1611. Nel giro di breve tempo l’opera passò nelle mani del cardinale Scipione Borghese, probabilmente come dono dello stesso Ricci. Il tema, tratto dall’Antico Testamento, è interpretato dall’artista in chiave laica, quasi una scena d’alcova dove la moglie di Putifarre appare con le sembianze di una perfetta cortigiana. L’enfasi nella gestualità dei personaggi e lo sfarzo dei costumi e dell’ambientazione conferiscono alla scena un tono fortemente teatrale.


Scheda tecnica

Inventario
014
Posizione
Datazione
1610
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 220 x 150
Cornice
Salvator Rosa cm. 245 x 175 x 9
Provenienza
Antonio Ricci Vescovo di Arezzo, 1610; Collezione Scipione Borghese (dono del Vescovo di Arezzo), ante 1613; Inventario Fidecommissario 1833, p. 19, n. 44. Acquisto dello Stato, 1902.
Mostre
  • 1959 San Miniato, Accademia degli Euteleti
  • 1986-1987 Firenze, Palazzo Strozzi
  • 2016-2017 Roma, Museo di Roma, Palazzo Braschi
Conservazione e Diagnostica
  • 1914 Lorenzo Cecconi Principi
  • 1950 Augusto Cecconi Principi (pulitura)

Scheda

Il dipinto fu eseguito per monsignor Antonio Ricci, vescovo di Arezzo dal 1611, ed è firmato e datato “Lod. Cigoli F. 1610”. L’iscrizione dovette nel tempo diventare illeggibile, facendo perdere l’attribuzione al Cigoli, come suggerito dall’inventario fidecommissario del 1833 dove l’opera viene descritta genericamente come di scuola fiorentina e più tardi ricondotta a Giovanni Lanfranco (Barbier de Montault 1870, p. 354, n. 217). Solo alla fine del secolo Giovanni Piancastelli (1891, p. 281) la restituisce all’artista toscano.

Il quadro è presente nella collezione del cardinale Borghese almeno dal 1613, come attestato dal poema che Scipione Francucci ([1613] 1647, St. 164-168) dedicò alla raccolta in quello stesso anno. Il precoce passaggio del dipinto nelle mani di Scipione Borghese ha fatto ipotizzare che quest’ultimo l’avesse ricevuto in dono da monsignor Ricci, forse in vista dell’importante nomina a vescovo. Secondo Anna Matteoli (1980, pp. 124-125) il prelato commissionò il dipinto con il preciso scopo di donarlo a Borghese, e richiese all’artista un soggetto da mettere a pendant con l’opera di Giovanni Baglione rappresentante Giuditta e Oloferne, già in possesso del cardinale. I due dipinti, infatti, presentano non solo le medesime dimensioni ma anche una corrispondenza compositiva nelle figure rispettivamente di Giuseppe, proteso verso la sinistra della scena, e Giuditta, il cui andamento tende invece nella direzione opposta; questi elementi sostengono l’ipotesi che Cigoli avesse concepito la sua opera in dialogo con quella di Baglione, conoscendone dunque la destinazione finale. Nel 1650 Manilli (p. 60) li descrive nella stessa sala della Villa Pinciana, e così anche Montelatici (1700, pp. 205-206) all’inizio del Settecento.

L’opera rappresenta Giuseppe in atto di sottrarsi al tentativo di seduzione da parte della moglie di Putifarre, il generale egiziano al cui servizio si trovava il giovane protagonista della scena. Secondo il racconto biblico la donna, invaghitasi di Giuseppe, tentò invano di conquistarlo fino a quando, scontenta dei continui rifiuti, gli rivolse una falsa accusa di violenza.

La scena è pervasa da un sentimento barocco che riconduce il tema biblico entro una sfera profana, in cui la protagonista femminile è resa con le sembianze di una cortigiana, con un vestito dall’ampia scollatura e la gamba sinistra lasciata scoperta dalla calza che scende. L’artista dedica una grande attenzione alla resa dei costumi e degli arredi, come denota sia la scelta dei preziosi tessuti, riccamente decorati, sia la cura nei dettagli quali i calzari dei personaggi, di cui uno femminile compare rovesciato sul pavimento in primo piano. L’abbondanza e lo sfarzo delle stoffe caratterizzano una scena dal sapore teatrale, in cui le figure si muovono con una gestualità fortemente eloquente. In basso a sinistra compare il cane, tradizionalmente simbolo di fedeltà, in questo caso raffigurato con la bocca ringhiante proprio ad alludere al tentativo della donna di infrangere il voto coniugale (Chappell 1986, p. 116; Faranda 1986, pp. 167-168; Stefani 2000, p. 194; Baldassari 2016, p. 92). 

Il dipinto è un esempio della tarda attività dell’artista e, da un punto di vista stilistico, ripropone gli aspetti tipici della sua produzione romana tra il 1609 e il 1613, come il grande dinamismo compositivo e le espressioni attentamente studiate (Chappell, cit.; Baldassari, cit.). In particolare, l’opera è stata messa in relazione con la lunetta rappresentante Psiche trattiene Cupido, parte del ciclo di affreschi che Scipione Borghese commissionò a Cigoli nel 1611 per la loggia, oggi non più esistente, del suo palazzo sul colle del Quirinale, in seguito di proprietà Pallavicini Rospigliosi (gli affreschi, staccati, sono conservati al Museo di Roma). 

Giuseppe e la moglie di Putifarre ispirò diversi artisti toscani del tempo che ripresero il soggetto con il medesimo gusto teatrale: tra le versioni di maggior influenza cigolesca si pensi a quella di Ottavio Vannini (Firenze, Gallerie degli Uffizi, depositi) o di Giovanni Bilivert (Firenze, Palazzo Pitti), allievo del Cardi e al suo seguito a Roma tra il 1604 e il 1607. 

Al dipinto sono collegabili alcuni disegni preparatori, per cui si veda quanto riportato da Matteoli nel suo studio sull’artista del 1980.

      Pier Ludovico Puddu




Bibliografia
  • S. Francucci, La Galleria dell’Illustrissimo e Reverendissimo Signor Scipione Cardinale Borghese cantata in versi [1613], Arezzo 1647, St. 164-168.
  • G.B. Cardi, Vita di Lodovico Cardi Cigoli 1559-1613, [1628] Firenze 1913, pp. 36, 55, 57.
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 60.
  • D. Montelatici, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana con l’ornamenti che si osservano nel di lei Palazzo, Roma 1700, pp. 205-206.
  • F. Baldinucci, Notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua, Firenze 1702, p. 36.
  • X. Barbier de Montault, Les Musées et Galeries de Rome, Rome 1870, p. 354, n. 217.
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 281.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 29.
  • K.H. Busse, Manierismus und Barockstil, Inaugural-Dissertation, Leipzig 1911, p. 31.
  • E. Hòffmann, A Szépmüveszeti Múseum Néhany olasy Raizárol, in Az O. M. Szépmüveszeti Múseum Evkönyvei, IV, (1924-26) Budapest 1927, pp. 154-155.
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 177.
  • A. Venturi, Storia dell’Arte Italiana, IX, 7, Milano 1834, p. 716.
  • A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma (“Itinerari dei Musei e Monumenti d’Italia”, XLIII), Roma 1939, p. 12.
  • G.J. Hoogewerff, Giovanni Bilivert, in “Mededeelingen van het Nederländisch Historisch Jnstituut te Rome”, III, 1944, pp. 120-121.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma (“Itinerari dei Musei e Monumenti d’Italia”, XLIII), Roma 1951, p. 12.
  • A. Pigler, Barockthemen. Eine Auswahl von Verzeichnissen zur Ikonographie des 17. und 18. Jahrhunderts, Budapest 1956, p. 76.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, pp. 21-22, n. 20.
  • Mostra del Cigoli e del suo ambiente, catalogo della mostra (San Miniato 1959), a cura di M. Bucci, Città di San Miniato 1959, pp. 104-106.
  • C.H. Carman, Cigoli Studies, Baltimore, Maryland, Johns Hopkins University, Diss., 1972, p. 162.
  • M. Aronberg Lavin, Seventeenth-century Barberini documents and inventories of art, New York 1975, p. 478.
  • A. Matteoli, Ludovico Cardi – Cigoli pittore e architetto, Pisa 1980, pp. 124-126.
  • A. Matteoli, in Immagini del Cigoli e del suo ambiente, catalogo della mostra (San Miniato, Museo Diocesano/Palazzo Migliorati, 1985), a cura di A. Matteoli, San Miniato 1985, p. 33, n. 91.
  • M.L. Chappell, in Il Seicento fiorentino: arte a Firenze da Ferdinando I a Cosimo III, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, 1986-1987), Firenze 1986, p. 116, n. 1.23.
  • F. Faranda, Ludovico Cardi detto il Cigoli, Roma 1986, pp. 167-168, n. 81.
  • R. Contini, Il Cigoli, Soncino CR 1991, p. 96, n. 29.
  • K. Herrmann Fiore, Guida alla Galleria Borghese, Roma 1997, p. 59.
  • C. Stefani in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 194, n. 16.
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 12.
  • J. Mersmann, Ludovico Cigoli. Formen der wahrheit um 1600, Berlin - Boston 2016, pp. 345-346.