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Il Salvatore

Attribuito a Venusti Marcello

(Como 1515 ca. - Roma 1579)

La tavola, forse proveniente dalla ricca eredità di Fulvio Orsini, è stata attribuita dalla critica a Marcello Venusti, pittore valtellinese vicino a Michelangelo e a Sebastiano del Piombo, attivo a Roma nella bottega raffaellesca di Perin del Vaga. Raffigura la testa del Salvatore che probabilmente formava pendant con un ritratto perduto della Vergine.


Scheda tecnica

Inventario
379
Posizione
Datazione
seconda metà del XVI secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 42,5 x 34,5
Cornice

Salvator Rosa (cm 53,6 x 44,3 x 6)

Provenienza

(?) Roma, collezione Fulvio Orsini, 1600 (Parrilla 2014); Roma, collezione Olimpia Aldobrandini, 1624 (Parrilla 2014); Roma, collezione Borghese, 1693 (Inv. 1693, st. 1, n. 34; Della Pergola 1964); Inv. 1700 ca, st. I, n. 22; Inv. 1790, St. V, n. 17; Inventario Fidecommissario 1833, p. 22; Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1913 Luigi Bartolucci, Lorenzo Cecconi Principi (supporto).

Scheda

Secondo una vecchia ipotesi, il dipinto proverrebbe dalla ricca eredità del cardinale Antonio Maria Salviati (Della Pergola 1959), proprietario di un ovato simile e di una Testa della Vergine Maria, entrambi accomodati dal pittore Antonio Mariani come risulta da una ricevuta datata 1612 (Fondo Salviati, Conti artigiani, 1612 in Della Pergola 1959). Tuttavia, l'assenza di ulteriori informazioni e la fortuna riscossa da queste immagini, spingono ad accantonare tale ipotesi, considerando inoltre che la collezione Salviati confluì in quella Borghese solo nel 1794 (Costamagna 2001).

Come invece suggerito da Francesca Parrilla (2014), la tavola potrebbe provenire dalla collezione di Fulvio Orsini (1529-1600), passata da questi agli Aldobrandini, dove è citata per la prima volta nel 1624, confluendo infine con una parte delle raccolte di Olimpia Aldobrandini in casa Borghese, come segnalato nel 1964 da Paola della Pergola che identificò questo Salvatore nell'inventario del 1693 (Inv. 1693; Della Pergola 1964).

Attribuito inizialmente al divino Raffaello (Inv. 1700), il dipinto ricompare nel 1790 come opera di Federico Zuccari (Inv. 1790), nome scartato dall'estensore degli elenchi fidecommissari in favore di Paris Bordon e in tal modo citato da Giovanni Piancastelli (1891). Riferito da Adolfo Venturi (1893) a Giulio Clovio, fu Roberto Longhi (1928) ad assegnarlo definitivamente a Marcello Venusti, parere ripreso con qualche dubbio da Paola della Pergola (1959) ma confermato successivamente da tutta la critica (Della Pergola 1964; Herrmann Fiore 2006; Parrilla 2014; Ead. 2019).

Interessante segnalare in questa sede la lettura fatta da Francesca Parrilla a proposito della vecchia attribuzione ottocentesca che avvicinava questo Salvatore al Bordon. A detta della studiosa (2014; Ead. 2019), infatti, tale riferimento sarebbe da leggere in favore di uno spiccato interesse del valtellinese per la pittura veneziana, in particolar modo per Tiziano, da cui Venusti trasse numerose copie assimilandone il disegno e il timbro luministico. Di certo tale lettura, pienamente condivisibile, oltre a riportare questa testa nel solco di quelle opere eseguite dal pittore all'ombra dei Farnese, forse rifacendosi ad un prototipo del maestro cadorino già nelle collezioni roveresche, ne chiarirebbe la provenienza da casa Orsini, essendo Fulvio uno degli uomini più vicini al cardinale Alessandro, suo intimo a partire dal 1544.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • X. Barbier de Montault, Les Musées et Galeries de Rome, Rome 1870, p. 357;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 34;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 184;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 215;
  • A. Venturi, Storia dell'Arte Italiana, IX, Roma 1933, p. 494;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 139, n. 192;
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (I), in “Arte Antica e Moderna”, XXVI, 1964, p. 228;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 126;
  • F. Parrilla, Marcello Venusti e le copie da Tiziano nella collezione Farnese, in Collezioni romane dal Quattrocento al Settecento. Protagonisti e comprimari, a cura di F. Parrilla, Roma 2014, pp. 24, 29 note 27, 29;
  • F. Parrilla, in Michelangelo a colori. Marcello Venusti, Lelio Orsi, Marco Pino, Jacopino del Conte, catalogo della mostra (Roma, Galleria Nazionale di Arte Antica, 2019), a cura di F. Parrilla, Roma 2019, pp. 23 fig. 9, 24, 36 nota 37.