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Madonna con Bambino e san Giovannino

Andrea d'Agnolo detto Andrea del Sarto

(Firenze 1486 - 1531)

Secondo la testimonianza di Giorgio Vasari, il dipinto fu eseguito da Andrea del Sarto per il colto e raffinato collezionista di origini fiorentine Giovanni Gaddi. Raffigurante la Madonna col Bambino e il piccolo Giovanni Battista, costituisce la testimonianza più alta della capacità del maestro di aggiornare il proprio stile sulle tendenze più innovative del linguaggio artistico della maniera.


Scheda tecnica

Inventario
334
Posizione
Datazione
1517-18
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 154 x 101
Cornice

Cornice seicentesca decorata con palmette (cm 182 x 129 x 7)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1790 (Inv. 1790, St. VIII, n. I; Della Pergola 1959); Inventario Fidecommissario 1835, p. 11; Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1935 Parigi, Petit Palais
  • 1940 Firenze, Palazzo Strozzi.
Conservazione e Diagnostica
  • 1906 - Luigi Bartolucci (sterilizzazione della tavola, otturazione dei buchi dei tarli con cera e pasta arsenicale);
  • 1936 - Carlo Matteucci (eliminazione degli ossidi di vernice);
  • 1978/79 - Gianluigi Colalucci (disinfestazione e nuova parchettatura, rimozione della vernice ossidata e dei ritocchi, stuccatura delle lacune, reintegrazione pittorica e verniciatura).

Scheda

Questo dipinto, considerato da Giorgio Vasari 'la più bella opera che insino allora Andrea [del Sarto] avesse dipinto' (Vasari p. 355), è stato identificato con il "quadro d'una Nostra Donna, bellissima" (Shearman 1965; Cecchi 1996), dipinto da Andrea del Sarto per il fiorentino Giovanni Gaddi, segnalato dall'artista aretino nelle sue famose Vite (Vasari 1550 [1852]). La tavola, passata in data imprecisata nella raccolta Borghese, dove è segnalata per la prima volta nel 1790 (Inv. 1790), fu ritenuta ben presto un'opera di bottega (Reumont 1835; Morelli 1890), considerata da alcuni una copia di un originale perduto (Guiness 1899; Knapp 1907; Fraenckel 1935), da altri un dipinto parzialmente autografo (Berenson 1936).

Il primo ad assegnarlo senza alcune riserve al maestro fiorentino fu Roberto Longhi (1928) che vedendovi una relazione con i movimenti anticlassici del Rosso e del Pontormo, giudicò l'opera 'una creazione stupenda e profonda' (Id.), giudizio accolto favorevolmente da Paola della Pergola (1959) e confermato da tutta la critica successiva (si vedano in particolare Cecchi 1986; Natali-Cecchi 1989; Herrmann Fiore 2006; Donati 2010).

Variamente datata tra il 1511-13 (Berenson 1936), il 1515-16 (Reumont 1835; Guiness 1899; Natali 1998) e il 1519-20 (Freedberg 1961; Id. 1963), questa composizione è stata messa in rapporto sia con la Madonna delle arpie del medesimo artista, sia con la Pala Pucci del Pontormo, due opere che affondano le radici nel clima michelangiolesco della Firenze del secondo decennio del XVI secolo.

La tavola raffigura Maria, ritratta in compagnia di Gesù e di Giovanni Battista, quest'ultimo riconoscibile dalla croce lignea alle sue spalle. Il gruppo, rappresentato contro una parete scura, siglata al centro con una doppia 'XX', emerge grazie a un uso sapiente della luce che delicatamente mette in risalto la plasticità dei corpi e la durezza degli abiti.

La fortuna di questa composizione, testimoniata da numerose varianti - tra le quali si segnalano le due versioni di Ancona (Pinacoteca Civica) e di Roma (Cassa Depositi e Prestiti), nonché diverse repliche di collezione privata (cfr. Della Pergola 1959; Donati 2010) - si deve certamente alla rielaborazione fortunata di alcuni modelli michelangioleschi, evidenti sia nella figura di Gesù bambino, che deriva dallo studio di uno dei nudi nel cartone della Battaglia di Cascina, sia in quella di Giovanni Battista, la cui posa cita quella del putto affrescato sopra il camino nel chiostrino dell'Annunziata a Firenze (Donati 2010).

Uno straordinario disegno di questa tavola si conserva a Firenze presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe (Museo degli Uffizi, inv. 304 F).

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • F. W. B. von Ramdohr, Ueber Malherei und Bildhauerarbeit in Rom für Liebhaber des Schönen in der Kunst, I, Leipzig 1787, p. 278;
  • L. Biadi, Notizie, Firenze 1832, p. 18;
  • G. Vasari, Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue a’ tempi nostri, Firenze 1550, ed. a cura G. Milanesi, VIII, Firenze 1852, p. 261;
  • A. Reumont, Andrea del Sarto, Leipzig 1835, p. 234;
  • H. Janitshek, Andrea del Sarto, Leipzig 1879, p. 165;
  • G. Morelli, Kunstkritische Studien uber Italianische Malerei: die Galerien Borghese und Doria-Pamphili in Rom, Leipzig 1890, p. 87;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 237;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 165;
  • H. Ullmann, Il Museo e la Galleria Borghese, in “Repertorium für Kunstwissenschaft”, XVII, 1894, p. 161;
  • G. Morelli, Della Pittura Italiana. Studi Storici Critici: Le Gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, Milano 1897, p. 123;
  • H. Guinness, Andrea del Sarto, London 1899, pp. 95, 101;
  • H. Vollmer, Andrea del Sarto. Acht farbige Nachbildungen mit biographischer Charakteristik, Leipzig 1899, p. 7;
  • J. A. Rusconi, Il Museo e la Galleria Borghese, Bergamo 1906, p. 90;
  • F. Knapp, Andrea del Sarto, Bielefeld-Leipzig 1907, p. 40;
  • D. Di Pietro, I Disegni di Andrea del Sarto negli Uffizi, in “Vita d’Arte”, VI, 1910, p. 41;
  • T. Borenius, A catalogue of the Paintings at Doughty House Richmond and elsewhere in the collection of sir Frederik Cook: Italian Schools, London 1913, p. 56;
  • J. A. Crowe, G. B. Cavalcaselle, A History of Painting in Italy, a cura di B. Borenius, London 1914, p. 342;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, pp. 128-130, 208;