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Paesaggio con san Cristoforo

Attribuito a Bles Hendrick met de detto Civetta

(Bouvignes? 1510 ca. - post 1554)

Il dipinto, eseguito in ambito fiammingo intorno alla metà del Cinquecento, raffigura in un ampio paesaggio la leggenda di Cristoforo, martire cristiano, qui ritratto al centro della composizione con il piccolo Gesù sulle spalle. Secondo la tradizione, infatti, in una notte d'inverno Reprobus - questo il nome del santo prima del suo battesimo - trasportò da una riva all'altra di un torrente un misterioso fanciullo il cui peso però rischiò di farlo annegare. Appresa la vera identità del bambino - ossia Gesù che con lui stava trasportando il fardello del mondo intero - il traghettatore si convertì al cristianesimo, adottando di conseguenza il nome 'Cristoforo' (dal greco «portatore di Cristo»).


Scheda tecnica

Inventario
262
Posizione
Datazione
1540-1550 ca.
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 16 x 25
Cornice

Salvator Rosa (cm 24,5 x 32,8 x 5)

Provenienza

Forse Aldobrandini; Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario 1833, p. 28); Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 2012 - Illegio, Casa delle Esposizioni
Conservazione e Diagnostica
  • 1903 - Luigi Bartolucci (disinfestazione dai tarli)
  • 1952 - Augusto Vermehren (pulitura)

Scheda

La provenienza di questo dipinto è tuttora ignota. Non è possibile, infatti, rintracciarlo nei documenti borghesiani sei-settecenteschi dove risultano elencati diversi quadretti di paesaggio che però, in assenza di un numero di inventario o di una precisa descrizione del soggetto, non sono riconoscibili. Pertanto, anche la pista suggerita da Paola della Pergola (Eid. 1959), secondo cui la tavoletta, proveniente dall'eredità di Olimpia Aldobrandini senior, giunse per via ereditaria ai Borghese, resta solo un'ipotesi. È possibile invece, come suggerito da Isabella Rossi (Ead. 2012), che la tavoletta sia pervenuta nelle raccolte pinciane tramite Scipione Borghese, nominato da suo zio protettore della Germania e delle Fiandre.

Il primo riferimento sicuro per quest'opera risale al 1833, quando il paesaggio, insieme ad altri due dipinti (inv. nn. 258, 418), compare negli elenchi fedecommissari come 'autore incognito' (Inventario Fidecommissario 1833), descrizione ripresa nel 1891 nelle schede di Giovanni Piancastelli (Id. 1891). Due anni dopo, nel 1893, Adolfo Venturi assegnò la tavoletta al pittore Joachim Patenier (Venturi 1893), attribuzione messa in discussione da Paola della Pergola (Ead. 1959) che cautamente parlò di Herri met de Bles, artista nativo di Dinant e nipote di Patenier. Di fatto la tavola, pur presentando diversi elementi vicini al catalogo del Civetta, così soprannominato per l'uso di firmare i suoi lavori dipingendovi questo animale sopra un albero, non raggiunge quella qualità riscontrabile in altre sue opere, caratterizzate da un accurato calligrafismo dei dettagli.

Come debitamente suggerito da Paola Della Pergola (Ead. 1959), il quadro mostra stretti rapporti con un disegno attribuito a Matthys Cock, raffigurante San Cristoforo e due cigni sull'acqua (Amsterdam, coll. Van Regteren-Altena).

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 455;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 139;
  • L. van Puyvelde, La Peinture Flamande à Rome, Bruxelles 1950, p. 84;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 176, n. 260;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p.88;
  • I. Rossi, in I Bambini e il Cielo, catalogo della mostra (Illegio, Casa delle Esposizioni, 2012), a cura di A. Geretti, S. Castri, Torino 2012, pp. 250-251, cat. 65.