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Ritratto di monsignor Clemente Merlini

Sacchi Andrea

(Roma 1599-1661)

Entrato in collezione Borghese dopo il 1704, questo ritratto rappresenta Clemente Merlini, auditore di rota di origini forlivesi, identificato dalla critica per l'emblema araldico - un'aquila sulla torre - dipinto a mo' di pomo sullo schienale della sedia su cui siede il nobile monsignore.

La dimensione meditativa e profonda dell'effigiato è resa dal pittore con grande maestria, fondendo insieme la lezione caravaggesca e le esperienze classiciste di discendenza arpinesca e carraccesca. Con una pennellata pastosa, l'artista descrive un interno oscuro, da cui emerge una libreria con pochi scaffali in cui sono disposti disordinatamente alcuni volumi, uno dei quali tenuto in bella vista dal colto prelato. L'intimità della scena e l'atteggiamento dell'effigiato restituiscono alla composizione una certa veridicità, lontana dai coevi ritratti aulici in cui la nobiltà del personaggio ritratto è espressa dalla preziosità degli oggetti dipinti e dalla ricchezza delle stoffe.


Scheda tecnica

Inventario
376
Posizione
Datazione
databile tra il 1630-1631
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 138 x 136
Cornice

Cornice ottocentesca decorata con fiori di fiori di loto e perline (179.5 x 168 x 7.5 cm).

 

Provenienza

(?) Roma, probabilmente commissionato da Clemente Merlini (1590-1642); Roma, collezione Antonio Barberini, 1644 (Incisa della Rocchetta 1924); Roma, collezione Francesco Barberini, 1671 (cfr. Aronberg Lavin 1975); Palestrina, collezione Carlo Barberini, 1679; Palestrina, collezione Borghese, 1706; Palestrina, collezione Barberini, 1738-1739 (Posse 1925); Roma, collezione Borghese, documentato dal 1833 (Inventario Fidecommissario, 1833, p. 9); Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1911 Firenze, Palazzo Vecchio;
  • 1930 Roma, Museo di Roma;
  • 1989 San Pietroburgo, Hermitage;
  • 1992 Roma, Palazzo delle Esposizioni;
  • 2000-2001 Siena, Palazzo Pubblico-Palazzo Chigi Zondadari;
  • 2008 Los Angeles, J. Paul Getty Museum;
  • 2008-2009 Ottawa, National Gallery of Canada;
  • 2009-2010 Kyoto, National Museum of Modern Art.
Conservazione e Diagnostica
  • 1958 Renato Massi (restauro della cornice);
  • 1961-1962 Renato Massi (restauro della cornice);
  • 2009 Matteo Rossi Doria (ripresa ritocchi, restauro della cornice).

Scheda

La prima notizia su questo dipinto risale al 1644, anno in cui risulta inventariato tra i beni del cardinale Antonio Barberini, descritto come: "un quadro con un ritratto mezza figura a sedere di Mons[igno]re Merlino Auditore di ruota, di mano del sig[no]r Andrea Sacchi con cornice tinta di noce con filetti d'oro". Passata successivamente nella raccolta del cardinale Francesco Barberini senior e da questi in quella di suo nipote Carlo, l'opera pervenne ai Borghese in data imprecisata - ad ogni modo non prima del 1738-1739 (Posse 1925) - il cui passaggio e le circostanze della committenza risultano ancora poco chiari.

Nel 1924 Giovanni Incisa della Rocchetta identificò con certezza l'identità del personaggio ritratto - creduto fino ad allora Orazio Giustiniani - rendendo noto alcuni documenti rintracciati tra le carte di casa Barberini conservate presso l'Archivio Apostolico Vaticano. Le ragioni dello studioso furono tra l'altro avvalorate dall'individuazione dell'emblema araldico dei Merlini - una torre merlata sormontata da un'aquila - rappresentato a guisa di pomo in legno dorato sullo schienale della sedia alle spalle dell'effigiato; e dal confronto tra questo ritratto e un'incisione di Giovanni Battista Zampa, raffigurante il monsignore forlivese e pubblicata a corredo delle Decisiones Sacrae Rotae Romanae, un'opera giuridica di grande importanza a cui prese parte Clemente Merlini.

Come attesta Giovan Pietro Bellori (1672), Andrea Sacchi si distinse nei suoi ritratti per un 'buon colorito', il cui 'raro talento' è esemplificato, secondo lo scrittore, da alcune composizioni, tra cui "[...] il ritratto di monsignor Merlini auditor di rota ed insigne nelle dottrine legali, disposto a sedere nello studio in zimarra con una mano appoggiata al bracciolo della sedia, mentre con l'altra tocca un foglio del libro aperto, quasi noti alla dottrina". In effetti, come ha ben espresso Kristina Herrmann Fiore (2000), questa tela costituisce un capolavoro della ritrattistica barocca nella Roma del Seicento che costringe a rivedere alcune posizioni sul pittore, considerato da sempre uno dei più maggiori esponenti del classicismo romano, il quale in questo ritratto unisce sapientemente le esperienze arpinesche e carraccesche con la lezione caravaggesca (cfr. Strinati 2000). Di fatto, come rilevato sia da Hans Posse (1925), sia da Herrmann Fiore (2000), alcune opere di Caravaggio fornirono diversi spunti al Sacchi, in particolare il Ritratto di Paolo V (Roma, Palazzo Borghese); il Ritratto di Maffeo Barberini (Firenze, collezione Corsini); e secondo la studiosa, il San Girolamo Borghese (inv. 56), come denoterebbe il gesto della mano destra che si stende lontana dal corpo; oltre al Ritratto del padre (Lugano, Museo Civico Caccia) eseguito da Giovanni Serodine a Roma nel 1628.

In questo dipinto, inoltre, Sacchi esemplifica le sue teorie sul ritratto, sintetizzate in una missiva indirizzata all'allievo Francesco Lauri: "[...] non si deono far pittoreschi i ritratti rendere o nella capillatura, o nell'abito, o nel gesto, o in altre strane guise ridicoli gli originali, ed andar minutamente ricercando, o diffettuzi, che si dovrebbe nascondere, o caricar quelli che si dovrebbero diminuire. Poichè chi sa ben prendere gli affetti dell'animo, che appariscon ne' volti, ed i lor contorni, poco più ha uopo per farli simili, dovendo l'artefice far comparir sempre più vaga dell'originale la copia senza che perda appunto di sua somiglianza. E prendasi sempre il lume maggiore, e dall'alto, e più da tramontana che da mezzo giorno, acciò il sole, ed il prenderlo da basso non faccia variare il sembiante. Ne per far bizzarre, e sfarzose le pieghe delle vesti, farle fantastiche, crude ed affettate senz'accorgersi; che non secondano la positura de' corpi, che han da ricoprire, e ch'invece di ricoprirli restano per la lor gravezza, ed ammassamento oppressi, e deformi [...] i capelli, che biasimevoli sono per soverchia attillatura non meno che per eccessiva negligenza [...] gli occhi [...] araldi dell'animo, e che risplendano, e scintillano per l'allegrezza, s'offuscano per la malinconia e piangono talora [...] giachè credo non vi dovrà parer strano, se ben vi rifletterete che v'abbia proposto per modello l'oratore e il muto, quantunque l'uno sia senza favella, l'altra ne abbia troppo" (Pascoli 1736; Herrmann Fiore 2000).

Questo ritratto, eseguito secondo Posse (1935) e Paola della Pergola (1959) intorno al 1640, è stato datato da Ann Sutherland Harris (1977) al 1630-1631, realizzato secondo la studiosa negli stessi anni in cui Clemente Merlini commissionò all'artista di Nettuno la pala per la confraternita di San Pietro de' Battuti (Forlì, Pinacoteca Comunale), lasciato alla sua morte, avvenuta nel 1642, al cardinale Antonio Barberini. Nello stesso anno, inoltre, Carlo Magnone avrebbe realizzato una copia di questo dipinto (Incisa della Rocchetta 1924), da identificare con la tela conservata in collezione Pallavicini a Roma, ritenuta da Federico Zeri (1959) di scarsa qualità.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G.P. Bellori, Le vite de’ pittori, scultori et architetti moderni, Roma 1672, p. 390;
  • J.N. Eritreo, Pinacotheca imaginum illustrium, doctrinae vel ingenti laude, virorum..., II, Wolfenbüttel 1729, pp. 176-178;
  • L. Pascoli, Vite de pittori, scultori, ed architetti moderni, II, Roma 1736, p. 80;
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, II, Roma 1841, p. 598;
  • E. e C. Platner, Beschreibung der Stadt Rom, III, Stuttgart 1842, p. 282;
  • X. Barbier de Montault, Les Musées et Galeries de Rome, Rome 1870, p. 354;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 342;
  • F. Mariotti, La legislazione delle belle arti, Roma 1892, p. 84;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 183;
  • J.A. Rusconi, La Villa, il Museo e la Galleria Borghese, Bergamo 1906, p. 90;
  • L. Dami, U. Ojetti, N. Tarchiani, Il Ritratto Italiano dal Caravaggio al Tiepolo, Bergamo 1911, p. 32, XVII; Catalogo della Mostra del Ritratto Italiano dalla fine del sec. XVI all’anno 1861, Firenze 1911, p. 200;
  • M. Marangoni, La Mostra del Ritratto Italiano a Firenze, in “Vita d’Arte”, VIII, 1911, p. 20;
  • F. Pellati, I Musei e le Gallerie d’Italia, Roma 1922, p. 317;
  • G. Incisa della Rocchetta, Notizie inedite su Andrea Sacchi, in "L’Arte", XXVII, 1924, pp. 60-76;
  • H. Posse, Der römische Maler Andrea Sacchi, Leipzig 1925, pp. 127-128;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 213;
  • E.K. Waterhouse, Baroque Painting in Rome. The Seventeenth Century, London 1937, p. 91;
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  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 69;
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  • V. Golzio, II Seicento e il Settecento, U.T.E.T., Torino 1950, p. 414;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 44;
  • L. Ferrara, Galleria Borghese, Novara 1956, p. 155;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 132 n. 184;
  • F. Zeri, La Galleria Pallavicini in Roma. Catalogo dei dipinti, Roma 1959, p. 298;
  • L. Ferrara, La Galleria Borghese, Novara 1970, p. 133;
  • M. Aronberg Lavin, Seventeenth-century Barberini documents and inventories of art, New York 1975, p. 165, n. 195; p. 314, n. 446;
  • A. Sutherland Harris, Andrea Sacchi, Oxford 1977, pp. 64-66;
  • A. D’Avossa, Andrea Sacchi, Roma 1985, p. 34, tav. 52a;
  • K. Herrmann Fiore, scheda in Invisibilia. Rivedere i capolavori. Vedere i progetti, catalogo della mostra (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1992), a cura di M. E. Tittoni, S. Guarino, Roma 1992, p. 42;
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 371;
  • K. Herrmann Fiore, scheda in Alessandro VII Chigi (1599 - 1667): il papa senese di Roma moderna, catalogo della mostra (Siena, Museo Civico-Palazzo Chigi Zondadari, 2000-2001), a cura di A. Angelini, M. Butzek, B. Sani, Siena 2000, pp. 114-116;
  • C. Strinati, L’opinione del Bellori, in L’idea del Bello. Viaggio per Roma nel Seicento con Giovan Pietro Bellori, catalogo della mostra (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 2000), a cura di L. Arcangeli, E. Borea, C. Gasparri, A. Gramiccia, II, Roma 2000, pp. 93-98;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 125;
  • J.L. Seydl, scheda in Bernini and the Birth of Baroque portrait sculpture, catalogo della mostra (Los Angeles, The J. Paul Getty Museum, 2008; Ottawa, National Gallery of Canada, 2008-2009), a cura di A. Bacchi, C. Hess, J. Montagu, Los Angeles 2008, pp. 190-191, n. 4.2.