THE GRAINS OF WORDS

The Grains of Words è un poema pavimentale realizzato con lettere “scolpite” nel caffè e nel tè, che trasforma il linguaggio in presenza. Il testo, tratto dalla canzone War di Bob Marley, fa riferimento a Haile Selassie, l’ultimo imperatore dell’Etiopia (1930–1974) e figura chiave dei movimenti anticoloniali, che nel discorso del 1963 alle Nazioni Unite invocava la fine dell’ingiustizia razziale. L’atto di trasporre un discorso in una canzone e poi sul suolo afferma che le parole non sono solo pronunciate, cantate o scritte—ma possono essere piantate, radicate nella storia stessa.
Il caffè diventa portatore di memoria—rito, resistenza e incontro—specialmente in Etiopia, sua terra d’origine che è anche simbolo di sopravvivenza sotto il colonizzatore. Installata sopra antichi mosaici raffiguranti gladiatori e animali—entrambi un tempo schiavizzati per spettacoli pubblici—l’opera intesse un collegamento silenzioso tra lo sfruttamento del passato e le persistenti disuguaglianze globali. La poesia di Mutu si insinua nel pavimento del museo, rifiutando la monumentalità della forma e scegliendo di insistere sul peso del suo messaggio.