Fermare la bellezza
Se nel Cinquecento sono dipinti su pietra soprattutto episodi religiosi e ritratti, Leonardo Grazia da Pistoia usa invece il supporto per raffigurare monumentali figure femminili, derivate dalla mitologia o dalla storia romana. Alcune sono su tavola, come l’Ebe di Palazzo Barberini, o la Venere della Galleria Borghese, ma l’uso preferenziale della pietra sembra indicare il desiderio da parte del pittore di eternare la bellezza femminile. È evidente dagli inventari che le sue seducenti immagini furono spesso replicate ed erano probabilmente esposte in serie.
Il monile di lapislazzulo con il Martirio di Santa Caterina, derivato da un originale di Guido Reni, era forse uno dei tanti pendenti di collane di grande moda presso le dame spagnole. Molti furono commissionati dai Barberini e usati come doni diplomatici: fatti a Roma, con marmi di scavo, diffondevano per le corti l’immagine dell’Urbe. Alle pietre dure erano spesso associati usi taumaturgici, particolarmente significativi quando venivano portate a contatto con il corpo. Il lapislazzulo si pensava facesse passare la febbre.