CORPI DRAMMATICI
Centrale nella produzione pittorica di Rubens è la grammatica del corpo umano: studiato dal vero, indagato a partire dall’Antico e interpretato alla luce della lezione dei maestri del Rinascimento, alcuni nomi dei quali spiccano per importanza.
Innanzitutto Michelangelo: un artista già caro ai manieristi nord-europei come Hendrick Goltzius, ben noti a Rubens prima del suo viaggio in Italia. La stupefacente interpretazione del celebre Torso del Belvedere a matita rossa nel disegno del Metropolitan Museum nasce dallo studio delle opere di Buonarroti, dalla conoscenza diretta che il pittore fiammingo aveva della Volta Sistina e della grafica di Tintoretto. Per l’indagine anatomica però e per il moto l’attenzione di Rubens è tutta per Leonardo, scoperto ex novo dall’artista nel corso di un breve soggiorno a Madrid (1603-1604) compiuto durante il suo viaggio di formazione in Italia. In Spagna Rubens ha probabilmente accesso ai disegni di Leonardo ancora in mano allo scultore Pompeo Leoni e li studia avidamente.
Nel suo Ercole che strangola il leone nemeo del Louvre lo sforzo muscolare michelangiolesco dell’eroe è impensabile senza la lezione sulla forza di Leonardo e già prelude alle torsioni di Bernini, che saranno poi quelle della scultura barocca.
L’ipertrofia muscolare degli eroi rubensiani è contagiosa. Forse perché suggerite dallo studio delle medesime statue antiche, tra cui il Laocoonte e l’Ercole Farnese, figure maschili come il Sansone arrestato dai Filistei di Monaco sembrano addirittura evocate nell’incedere possente del Plutone berniniano, in un singolare rispecchiamento di ‘tradimenti e rapimenti’, che conferma all’inizio del Seicento la comune aspirazione di pittura e scultura a trovare nuove forme di narrazione per mettere in scena il dramma.