RUBENS E CARAVAGGIO
Fu Rubens a insistere con Vincenzo Gonzaga perché acquistaasse la controversa Morte della Vergine, oggi al Louvre, che Caravaggio aveva eseguito per Santa Maria della Scala nel 1605, a quattro anni di distanza dalla firma del contratto, avvenuta nel 1601 nel palazzo del cardinale Girolamo Mattei.Il dipinto di Caravaggio, arrivato in Francia dopo una serie di avventurosi spostamenti, che lo portarono dalla corte di Mantova a quella di Carlo I in Inghilterra, era stato rifiutato dal clero della chiesa. Si tratta probabilmente dell’unico caso in cui un quadro di Caravaggio venne giudicato privo di decoro, o meglio non rispettoso dell’iconografia che era stata concordata al momento della commissione. Alcuni “intendenti” d’arte, capaci di guardare oltre la funzione dell’opera e il suo luogo di destinazione, si accorsero della straordinaria novità del dipinto, di quella bellezza immota e della capacità di rendere nuova e presente la storia religiosa dispiegate da Caravaggio. I pittori corsero a copiarlo quando si seppe che sarebbe stato trasferito a Mantova; un medico scrittore, amico di Caravaggio e acuto osservatore del contesto, Giulio Mancini, si dolse di non averlo potuto acquistare. Rubens aveva suggerito al suo mecenate non solo un quadro straordinario per la sua galleria, ma anche un gesto raro e incisivo: usare un quadro d’altare per uno spazio dedicato all’arte e non alla devozione e cambiare completamente la destinazione di un’opera “pubblica”. Lo stesso, quasi contemporaneamente, farà Scipione Borghese comprando dalla confraternita dei Palafrenieri la Madonna con il bambino e sant’Anna di Caravaggio ancora oggi in questa stanza. L’interesse di Rubens per Caravaggio si misura anche in un campo d’azione più specificatamente artistico; a Roma Peter Paul non solo disegna dall’antico e dai grandi maestri, ma anche dai contemporanei e, con particolare interesse, da Caravaggio e dalla sua Deposizione nel sepolcro, la pala d’altare per la cappella Vittrice nella Chies Nuova, oggi ai Musei Vaticani, eseguita fra il 1601 e il 1602. Si può qui vedere il disegno di Rubens dalla Deposizione, in prestito dal Rijksmuseum di Amsterdam, che cattura le espressioni dei personaggi intensificandole, con un processo di avvicinamento al modello caravaggesco che non esclude la reinterpretazione, fin dal primo approccio grafico. Tutta la mostra affronta, in un percorso di accostamenti, il complesso rapporto fra i concetti di naturalismo e barocco, sia nella critica che li ha costruiti, sia nel momento del loro materializzarsi sulla scena romana. Se Rubens poté essere tacciato di naturalismo eccessivo, pur nella sua foga inventiva, certo il realismo monumentale di cui Caravaggio è sempre stato inteso come il caposcuola appare, in questa stanza, ben diverso. I suoi quadri erano considerati “senza azione”: i contrasti luminosi inchiodavano i suoi protagonisti a un momento preciso della loro (e della nostra) esistenza. Forse non a caso Rubens si esercitò in particolare sulla Deposizione, una delle composizioni di Caravaggio in cui le figure, con i loro gesti, costruiscono un movimento. Altro motivo per studiare il soggetto del maestro lombardo, oltre al fatto che si trovasse nella chiesa per cui Rubens esegue la decorazione dell’alare maggiore, sua più importante opera romana: Rubens aveva eseguito una sua Deposizione nel sepolcro, il dipinto acerbo e pieno di energia che si vede qui. E’ una prova giovanile, che va probabilmente datata ai primi anni del secolo, e forse ritenuta mantovana, a giudicare dalle suggestioni da Tintoretto, nelle accensioni luminose intorno alle teste degli astanti, dal debito verso Correggio per la bella Maddalena, dallo studio dei rilievi antichi che, animati dal pennello, diventano quasi esempi di grisaille condotta con disinvolta scioltezza. Tutto parla, quindi, di un soggiorno italiano agli inizi e quello che sappiamo, al momento, della provenienza del quadro, non ci aiuta a collocarlo a Roma: nella collezione Borghese arrivò solo all’inizio dell’Ottocento, insieme a altri quadri nordici comprati dal principe Camillo.