David con la testa di Golia
Guido Reni
Esporre questo dipinto nella Sala II o del Sole, accanto al David con la testa di Golia di Giovan Battista Caracciolo detto Battistello, in collezione Borghese, è come chiudere un cerchio. Il quadro di Reni e bottega presentato in mostra è infatti una versione d’après del soggetto e dipinto omonimo oggi conservato al Louvre, opera del solo Guido e prototipo di gran successo al tempo, esemplare da cui vennero tratte copie e varianti. Eseguito a Roma per Ottavio Costa, il David del Louvre fu senz’altro conosciuto da Battistello nel 1612, prima che concludesse il suo David per Scipione Borghese, nel quale è chiaramente evocato il modello di Reni. Possiamo quindi osservare, vicini e paragonabili, due brani che interpretano lo stesso originale, l’uno da ritenersi “variante di studio” di Guido, l’altra una derivazione coeva che ne replica elementi compositivi e sembra riproporne l’allure caravaggesca. Lo stesso dipinto fiorentino, se pure non strettamente autografo del maestro, riferisce in realtà proprio del contrario, ovvero della distanza che Guido, e così la sua bottega, ha messo fra la sua pittura e la lezione di Caravaggio. Qui l’adesione al naturalismo di Merisi appare esaurirsi in specifici dettagli – il cappello rosso piumato, il virgulto ai piedi del giovane, il gioco di gambe che evoca quello della Madonna dei Pellegrini in Sant’Agostino – mentre evidente è l’essere avanzato verso una idea di devozione più composta e distaccata, verso corpi non più così esangui, al contrario costruiti con una monumentalità ricercata. Si può forse affermare che anche qui Guido vinse la propria battaglia contro il suo eterno antagonista.