In origine la sala formava con le due precedenti un unico ambiente, poi suddiviso per esigenza di simmetria con l’altra ala della villa, dall’architetto Antonio Asprucci (1723-1808).
Domina nella volta il quadro riportato (1787) di Bénigne Gagneraux (1756-1795), dove è raffigurato l'episodio del mito ovidiano di Giove e Antiope, in cui il dio, sotto le sembianze di un satiro, si avvicina alla ninfa. Esposta al pubblico prima di essere collocata sul soffitto, riscosse un immediato successo presso i critici.
La decorazione intorno alla tela - le otto canefore e gli otto riquadri con ovali che richiamano la scena centrale - si deve invece a Vincenzo Berrettini (secolo XVIII).
Nel piccolo ambiente sono esposti dipinti del Seicento fiammingo e italiano, fra cui alcuni capolavori della ritrattistica romana barocca, come i due ritratti di Marcello e Giulio Sacchetti (quest’ultimo appena donato - 2016 - dalla Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti), rispettivamente banchiere e cardinale e grandi collezionisti di Pietro da Cortona (1596-1669) e il Ritratto di Monsignor Clemente Merlini, di Andrea Sacchi (1599-1661), datato intorno al 1630.
Nella sala sono anche due dipinti del primo soggiorno romano (1601-02) di Pieter Paul Rubens (1577-1640) il Compianto su Cristo morto e Susanna e i Vecchioni.