Sala di Psiche
Sala 20
Sala 20
La sala, detta anche dell’Orizzonte dal nome dell’artista i cui dipinti erano un tempo qui conservati, chiude il percorso della visita con una serie di dipinti del Rinascimento veneto.
A Pietro Antonio Novelli (1729-1804) spetta la decorazione della volta con tele e monocromi raffiguranti i momenti salienti della favola di Amore e Psiche, così come è narrata nell’Asino d’oro di Apuleio. Nel centro Psiche è accolta nell’Olimpo per le nozze con Amore, mentre ai lati si sviluppano gli episodi della sua storia: Psiche per la sua bellezza suscita l’invidia di Venere, mentre Amore suo figlio, se ne innamora. Nonostante la visiti ogni notte, il dio le vieta di guardarlo, ma la fanciulla incuriosita disobbedisce, venedo punita con l’allontanamento. Venere ha così modo di tormentarla con dure prove, sarà solo l’intervento di Giove a permette alla vicenda di concludersi felicemente. La cornice entro cui si dispongono i dipinti è costituita dall’illusionistico loggiato aperto sul cielo realizzato da Giovan Battista Marchetti (1730-1800), artista specializzato nell’esecuzione di finte architetture in trompe l’œil.
Sulle pareti si trovano alcune delle opere più famose della collezione, tra queste il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina (1429/30-1479); la Madonna col Bambino di Giovanni Bellini (1430 ca.-1516) e quattro tele di Tiziano (1480/85-1576): Amor Sacro e Amor Profano, San Domenico, Cristo alla colonna e Venere che benda Amore. Lorenzo Lotto (1480-1556) firma e data 1508, la Madonna col Bambino tra sant’Onofrio e sant’Ignazio di Antiochia con cornice originale, mentre la Predica di san Giovanni Battista spetta a Paolo Veronese (1528-1588).
Al centro della sala è collocata una statua Ritratto di fanciullo, identificabile con un esponente della famiglia dei Severi, forse Caracalla.
Da notare, infine, il più antico dei sei camini ornamentali, eseguito nel 1782 da Agostino Penna (1728-1800). La fronte è decorata da una scena di sacrificio mentre l’interno è rivestito da piastrelle policrome smaltate della manifattura romana di Domenico Cialdi. Al XVIII secolo risale anche la coppia di tavoli in stile Luigi XVI con piani a commessi di marmi diversi.
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