Sala degli Imperatori
Sala 4
Sala 4
Il nome della sala, detta anche “Galleria”, deriva dalla presenza dei 18 busti in porfido e alabastro dei Dodici Cesari, con alcune repliche e la dea Giunone, realizzati da un anonimo artista nel XVII secolo e collocati lungo le pareti al principio dell'Ottocento.
L'allestimento fu progettato dell’architetto Antonio Asprucci (1723-1808), che concepì un arredo basato sull’accostamento di una grande varietà di marmi.
Nell‘ampia volta sono i dipinti di Domenico de Angelis (1735-1804), ispirati alle vicende della ninfa Galatea, narrate da Ovidio nelle Metamorfosi (1778 - 1780) . Al centro si colloca Il trionfo di Galatea, figlia di Nereo, desiderata dal ciclope Polifemo (rappresentato sulla sinistra) e amata dal pastore Aci (sulla destra). Nei due ovali laterali sono rappresentati La gelosia di Polifemo, che scaglia un sasso per uccidere Aci, e L’addio di Galatea ad Aci, trasformato in fonte per intervento di Polifemo.
La quadratura architettonica, ispirata alla pittura pompeiana, è opera di Giovanni Battista Marchetti (1730-1800), mentre i piccoli medaglioni ovali con i simboli delle Costellazioni, le grisaille circolari con i Segni dello Zodiaco e le personificazioni delle Stagioni spettano a Gioacchino Agricola (notizie 1758-1795). Al di sotto del cornicione della volta sono collocati undici riquadri in stucco, attribuibili a vari artisti e realizzati tra il 1778 e il 1779, raffiguranti scene legate a divinità marine.
Le pareti della sala sono decorate da quattro specchiature con mosaici raffiguranti grottesche, alternate a lesene marmoree con capitelli in bronzo dorato, in cui sono inseriti riquadri con cammei in stucco su fondo a mosaico azzurro.
Nelle pareti si aprono sei nicchie in cui sono disposte sculture classiche, tra cui la cosiddetta Artemide del tipo Borghese in marmo pentelico (120-130 d.C.).
I quattro grandi vasi di marmo con raffigurazioni di putti, Allegoria delle quattro stagioni, furono eseguiti nel 1785 da Massimiliano Laboreur (1739-1812) e Lorenzo Cardelli (attivo seconda metà del XVIII secolo). Il tema delle stagioni ritorna anche nelle maschere in bronzo dorato, opera di Luigi Valadier (1726-1785), che ornano i preziosi tavoli ottagonali in porfido.
Al centro della sala è collocato Il Ratto di Proserpina, prima opera autografa di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), che la realizzò in un unico anno tra il 1621 e il 1622.
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