La sala era denominata "Stanza del Gladiatore" per la celebre scultura di Agasia di Efeso (un atleta o un guerriero combattente con il braccio sinistro proteso in avanti in posizione di attacco) del I secolo a.C., ritrovata agli inizi del Seicento vicino Roma e trasferita a Parigi nel 1808. Al tema della celebrazione della forza fisica e del coraggio, legati all’antico capolavoro, venne ispirato l’allestimento della sala, cui venne aggiunto un ricco corredo di statue e bassorilievi, colonne e pilastri di breccia corallina con capitelli in cui Luca Cardelli (attivo nella seconda metà del secolo XVIII), intagliò gli emblemi araldici della famiglia Borghese: l’aquila e il drago. Si collegano allo stesso tema i due dipinti di Jean Baptiste Tierce (1737-1794), eseguiti tra il 1782-1783, che raccontano le gesta incaute di due atleti, Polidamante di Scotussa e Milone di Crotone, narrate da Pausania (VI libro, capp. V e XIV), vittoriosi nelle gare di Olimpia, ma vittime della loro stessa forza.
La tela della volta venne affidata al francese Laurent Pécheux (1729-1821) che dipinse il Concilio degli dei, datata tra il 1777 e il 1783, raffigurante Giove tra le divinità favorevoli e contrarie alla guerra di Troia. Le decorazioni proseguono negli ornati con trofei e armi di Giovan Battista Marchetti (1730-1800) e nei bassorilievi in stucco in cui appaiono Coribanti che danzano con elmo e scudo, ideati da Vincenzo Pacetti (1758-1826) e realizzati da Costantino Mazzoni (attivo nella seconda metà del secolo XVIII).
Nel 1888 venne trasferito nel centro, al posto del Gladiatore, il gruppo marmoreo con Enea e Anchise di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) che l’artista realizzò in collaborazione con il padre Pietro (1562-1629), tra il 1618 e il 1620. L’eroe, in fuga da Troia in fiamme, porta sulle spalle il vecchio padre con i Lari tutelari, seguito dal figlio Ascanio. Nella sala, sempre di Bernini, è La Verità, opera allegorica realizzata intorno al 1647-1648, che prevedeva anche la figura del Tempo, lasciata incompleta per la morte dell’artista (1680), che la realizzò in un momento particolarmente difficile della sua vita.