Papa Paolo V Borghese
Papa Paolo V Borghese: il ”gran Zio” e la collezione di Scipione
Nel poemetto encomiastico dedicato al cardinale Scipione Caffarelli Borghese, così Scipione Francucci definiva nel 1613 Camillo Borghese (Roma, 17 settembre 1552 – 28 gennaio 1621), l’allora regnante Paolo V: “gran Zio”, esempio di virtù morali e modello eccelso per il nipote.
Durante gli anni del suo pontificato (1605-1621) Paolo V promosse numerose grandi opere, come il completamento della basilica di San Pietro, con la costruzione della navata e della facciata affidate a Carlo Maderno, e l’ampliamento del Palazzo del Quirinale, realizzato da Flaminio Ponzio, autore, insieme con il fiammingo Jan Van Santen, italianizzato Vasanzio, anche del progetto architettonico della palazzina Borghese, destinata ad ospitare le collezioni di Scipione. Sempre a Ponzio assegnò la realizzazione della Cappella di famiglia nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dedicata alla Madonna Salus Populi Romani e detta, appunto, Borghese o Paolina. Invece nel campo di quelle che oggi definiremmo opere pubbliche spicca il restauro dell’acquedotto di Traiano, che captava sorgenti nell’area del lago di Bracciano, e dell’Aqua Alsietina, proveniente dal lago di Martignano, interventi finalizzati al rifornimento di acqua nelle abitazioni del Gianicolo, dove fu eretta la Fontana monumentale dell’Acqua Paola, e del rione di Trastevere.
Pur apprezzando e promuovendo gli artisti contemporanei, come Caravaggio, Guido Reni, Giovanni Baglione o il Cavalier d’Arpino, Paolo V non fu un collezionista dello stampo di Scipione, che negli anni con passione, e anche con molta disinvoltura, mise insieme una straordinaria raccolta di opere d’arte, ma certo contribuì con le sue azioni ed appoggi alla fortuna del nipote.
A quattro secoli dalla scomparsa del pontefice, la Galleria Borghese ricorda questo personaggio chiave per la storia delle arti a Roma, mettendo a punto un percorso che segnala le opere legate alla sua vita e alla sua azione. Si tratta di sculture, dipinti e mosaici che lo ritraggono, ovvero sono frutto di sue commissioni o doni, o sono opere collegate a sue precise volontà, come i dipinti che provengono dal sequestro avvenuto nel 1607 nella bottega del Cavalier d’Arpino, accusato di detenzione illegale di armi: in cambio dell’annullamento della pena il pittore fu infatti costretto a cedere la sua collezione di circa 110 dipinti, oltre a libri e disegni, al papa, che successivamente la donò al nipote Scipione.
Le opere individuate, distribuite su entrambi i piani, sono valorizzate da nuove didascalie dotate di stemma araldico pontificio e QR Code, che, inquadrato con lo smartphone, rimanda alle relative schede scientifiche pubblicate sul sito web della Galleria Borghese per le quali sono stati realizzati contenuti audio originali.