Sala degli Imperatori
In questa sala sono poste due opere caratterizzate dall’impiego di materiali e procedimenti tra loro differenti, ma accomunate dal convergere di esperienze maturate attraverso le opere precedenti, incentrate sulla parola, sul respiro e sul contatto.
In Soffio di foglie Penone ricorre a foglie vere, che ammassa in un cumulo sui cui si sdraia e, ruotando il capo di lato, espira. Quando si alza, le foglie registrano l’impronta sia del suo corpo sia del suo respiro.
In Respirare l’ombra un’ombra conica proiettata dal corpo umano è materializzata attraverso una griglia di foglie di alloro in bronzo. Il corpo che genera la sagoma svasata è suggerito in negativo, mentre il dettaglio dei polmoni e del tubo tracheale è una scultura a tutto tondo, anch’essa creata con un intreccio di foglie di alloro fuse in bronzo, ma dal rivestimento dorato. L’alloro è una pianta mitologica e l’oro è un minerale che l’organismo umano non rifiuta: sono forti le relazioni che si instaurano tra l’ombra del fogliame e l’ombra all’interno dei polmoni, tra le foglie che producono ossigeno e i polmoni che lo respirano, tra la cavità dei polmoni e gli spazi vuoti che permettono il processo di fusione attraverso cui si ottiene la scultura.
La pressione esercitata dal respiro può modificare la forma, al pari di un gesto come quello della mano di Plutone sulla carne di Proserpina.
Respirare è la scultura automatica, involontaria, che più ci avvicina all’osmosi con le cose. È l’azione che cancella l’involucro, l’identità data dalla pelle. Ogni respiro ha in sé il principio della fecondazione, è un elemento che penetra in un altro corpo e l’emissione del fiato, il soffio, lo testimonia con la sua forma.
Giuseppe Penone