Sala di Enea e Anchise
Le opere qui esposte esprimono riflessioni sul tema dell’identità intesa come un’entità tracciata nella pelle, dove la pelle ha la proprietà di delimitare e insieme separare: la pelle come superficie sensibile, capace di relazionarsi con il mondo. In questo caso è l’azione del contatto, non la vista, la fonte primaria di conoscenza, ed è ciò da cui scaturisce la scultura. Il contatto è una conoscenza che avviene in modo continuo e spontaneo, e l’impronta è la conseguenza della funzione primaria del tatto e un segno di identità. Come nell’opera Pelle di marmo e spine d’acacia, le vene e le spine rimandano alla superficie della pelle e alla sua vitalità. La lamina in oro zecchino in Pelle di cedro registra l’impronta della pelle e dialoga con quella delle tre figure del gruppo scultoreo esposto: vellutata e morbida quella del bambino (Ascanio), vigorosa e turgida quella del giovane (Enea), molle e raggrinzita quella dell’anziano (Anchise).
Lo spazio tra la mano e la superficie toccata è lo spazio del contatto, uno strato di cera tra la mano e la superficie è lo spazio destinato alla scultura, uno strato di grafite tra la mano e la superficie è l’ombra del contatto, un’ombra che riflette la luce e proietta lo sguardo oltre la pelle.
Giuseppe Penone