La pietra dipinta e il suo inventore
Sebastiano del Piombo, a cui si deve l’invenzione della pittura su pietra, eseguì molti ritratti su lavagna di dimensioni considerevoli, in ciò imitato da vari altri pittori. Gli effigiati tendono a essere personaggi degni di essere commemorati, ad esempio per il loro valore militare, come Baccio Valori. Orazio Piatesi, che è forse il giovane ritratto da Daniele da Volterra, era apprezzato anche per la sua cultura letteraria. Nel ritratto incompiuto di Clemente VII, si legge il suo ruolo di successore di Pietro, la roccia su cui Cristo fondò la chiesa. L’imponenza di queste figure ricorda che la pittura su pietra, soprattutto nel Cinquecento, intende sovente essere una sfida alla scultura.
Su scala piccolissima sono invece le effigi di Cosimo I de’ Medici e di due fratelli Strozzi, suoi acerrimi nemici. Il ritratto di Cosimo su porfido rosso, una delle numerose repliche dell’originale di Bronzino su tavola, intende sottolineare non solo il ruolo di potere del granduca, visto che il materiale era associato agli imperatori romani, ma anche il suo presunto ruolo nell’invenzione del metodo di lavorarlo, citato dal Vasari. Nella durissima pietra dobbiamo sicuramente anche leggere l’auspicio che il governo mediceo si dimostrasse altrettanto imperituro.