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Tiziano ha avuto una vita lunghissima, e numerosissimi sono i suoi capolavori, frutto di un’attività intensa durata più di settanta anni. Questa breve biografia dà dunque conto delle sue opere più significative, e non di tutte, dei più importanti committenti, dei principali eventi che lo hanno visto protagonista.

Tiziano nasce a Pieve di Cadore intorno al 1485 o forse anche prima, se si assume che la Paletta di Jacopo Pesaro (Anversa) sia realizzata in occasione della vittoria delle flotte navali di Alessandro VI contro i Turchi a Santa Maura nel 1502. È sicuramente maggiorenne nel 1508, quando le fonti lo ricordano attivo alla decorazione della facciata laterale del Fondaco dei Tedeschi. Nel 1511 ottiene il suo primo incarico documentato, gli affreschi con le Storie di sant’Antonio nella Scuola del Santo a Padova. Tra le opere di questo decennio vanno ricordati i suoi primi ritratti (Londra, National Gallery), la paletta con S. Marco in trono per la chiesa di Santo Spirito in Isola (oggi alla Salute, 1510), nonché Amor sacro e Amor profano (1514), e soprattutto la pala con l’Assunzione della Vergine per l’altare maggiore della chiesa dei Frari (1518). Nel corso degli anni Venti circoscrive quei rapporti di committenza che proseguiranno per molto tempo: con la Repubblica di Venezia (ritratti dei dogi e opere, perdute, per Palazzo Ducale), con il duca di Ferrara Alfonso I d’Este (i celebri “baccanali” destinati al “camerino d’alabastro”), ancora con la famiglia Pesaro (pala per la chiesa dei Frari, 1526), con il marchese e poi duca di Mantova Federico Gonzaga (dal quale ottiene la chiave di accesso alla corte imperiale), con Carlo V e il suo entourage (in particolare con Alfonso d’Avalos, marchese del Vasto e generale delle truppe imperiali). 

Negli stessi anni stringe amicizia con Pietro Aretino, del quale realizza il prorompente Ritratto di Pietro Aretino (Firenze, Palazzo Pitti, 1545), donato da Tiziano all’amico letterato che a sua volta ne fa omaggio a Cosimo I de’ Medici.

A sigillo di un rapporto di committenza iniziato da tempo con il duca di Urbino, esegue nel 1538 i ritratti di Francesco Maria della Rovere e di Eleonora Gonzaga (Uffizi), mentre il loro figlio Guidobaldo entra in possesso della famosa Venere, cosiddetta appunto di Urbino (Firenze, Uffizi). Nel 1545 viaggia è Roma e lavora per Paolo III – di cui realizza fra l’altro lo straordinario ritratto con i nipoti (Capodimonte) – e ripetutamente per i Farnese. 

Giunto ad Augsburg nel 1548 realizza alcuni ritratti per la corte, fra cui quello celebre di Carlo V a cavallo (Madrid, Prado). Il forte legame di Tiziano con la cerchia imperiale viene ulteriormente consolidato dal continuo rapporto instaurato con il principe Filippo, per il quale dipinge moltissime opere negli anni a venire fra cui le celebri “poesie” – le favole antiche tratte dalle Metamorfosi, nelle quali emerge uno stile rinnovato con pennellate più ampie – che Tiziano continuerà a spedire in Spagna fino al 1575.

Degno di particolare menzione è il magnifico notturno del Martirio di san Lorenzo per la chiesa dei Crociferi (oggi Gesuiti), portato a termine nel 1559. 

Muore a Venezia il 27 agosto del 1576, e il giorno dopo viene sepolto ai Frari. 

Nell’ultimo anno di vita lavora alla commovente Pietà dell’Accademia di Venezia, dove si rappresenta nei panni di san Girolamo inginocchiato davanti al Cristo morto. Quest’opera e l’impressionante Marsia del castello di Kroměříž presentano uno smembramento del tessuto pittorico che caratterizza la sua estrema fase creativa, e costituiscono di fatto un testamento artistico, e umano, del grande maestro.

  




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