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Giardino della Meridiana


Giardino della Meridiana

La visione si interrompe e il corpo dell’artista diventa un volume, si plasma in una scultura attraverso la proiezione dello sguardo. Penone si è accecato, ma ha la possibilità di registrare immagini che non sono, in questo caso, il risultato di una selezione individuale. Mediante lo sguardo, il corpo dell’artista viene offerto “all’immaginario collettivo” e alle sue capacità visionarie. Le immagini che i suoi occhi registrano sono immediatamente proiettate verso l’esterno, dirette verso gli altri, senza essere manipolate. Nelle fotoceramiche Sguardo vegetale l’azione si fonda su alcuni riferimenti condivisi, come l’idea stessa di scultura, l’idea di cecità profetica consolidata nel mito, e infine la capacità di documentare attribuita al mezzo fotografico.

Ancora una volta il vegetale diventa ricerca della luce, una luce fondamentale per la sua stessa esistenza, che ritroviamo nella proiezione dello sguardo presente anche in Spazio di luce e Equivalenza.

 

Un’economia di gesti produce la scultura, girare vorticosamente attorno a un punto dà la concentrazione di spazio necessaria alla scultura.

Io mi appoggio alla forma che si avvita con le sue linee concentriche nello spazio e nella materia.

È la necessità di sfuggire all’attrito che frena il vento dell’azione a dare la scultura, il gesto animale dell’albero verticale, il gesto vegetale dello scultore.

Attorno al gesto dell’albero l’azione dello scultore si dilegua e nel gesto vegetale dello scultore l’azione dell’albero è trattenuta.

Attorno alla scultura,

attorno allo scultore,

bosso, alloro, mirto, ulivo.

Giuseppe Penone

 




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