La sala, già delle Tre Grazie, deve l’attuale denominazione ai dipinti che decorano la volta, raffiguranti episodi della storia di Enea e Didone: il Suicidio di Didone, al centro; Enea che fugge da Troia, Enea e Acate davanti a Didone, il Banchetto di Didone, Mercurio esorta Enea a lasciare Cartagine, ai lati. L’autore delle cinque tele è il pittore austriaco Anton von Maron (1733-1797), allievo e collaboratore di Anton Raphael Mengs (1728-1779), giunto a Roma tra il 1756 e il 1761.
Sono qui esposti dipinti dei maestri del Rinascimento umbro e toscano, da Perugino a Botticelli ad Andrea del Sarto, fino ad arrivare ai capolavori di Raffaello e dei suoi allievi.
L’opera più antica della collezione è la Crocifissione tra i santi Cristoforo e Girolamo del Pinturicchio (1454-1513) del 1473, mentre di Perugino (1448 ca.-1523) sono la Madonna con Bambino e il San Sebastiano. La predilezione della pittura toscana per il formato tondo è ben documentata dalla presenza di quattro grandi tavole, eseguite a Firenze tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, tra queste l’Adorazione del Bambino di Fra' Bartolomeo (1472-1571) dove è chiara l’influenza di Leonardo.
Appartengono all’attività giovanile di Raffaello (1483-1520) la celebre Deposizione Baglioni, la Dama col liocorno e il Ritratto d’uomo. Le tre opere documentano l’evoluzione che lo stile del pittore subì passando dalla bottega del Perugino all’ambiente artistico fiorentino. Nella sala è un camino in marmo bianco con intarsi di ametista, fregi in bronzo dorato e maioliche figurate. Si tratta di uno dei sei camini ornamentali della palazzina, eseguito su modello dell'architetto Antonio Asprucci (1723-1808).
Risalgono al secolo XVIII il tavolo con il piano a intarsio di marmi policromi con Putti e la tazza di alabastro giallo su colonna di marmo verde antico.